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La pianta camomilla è molto conosciuta e utilizzata in molte culture. Fin da piccoli siamo stati abituati ad utilizzarla nell’infuso come rimedio per calmare i nervi, per dormire o dopo una indigestione.
Tuttavia, sebbene sia una pianta aromatica nota, non tutti sanno quali segreti e curiosità siano custoditi da questa pianta. Il primo segreto è rappresentato dal fatto che esistono due tipi di camomilla, che spesso vengono confuse tra di loro: si tratta di due specie diverse, che fanno parte della stessa famiglia, ma che non molti sanno distinguere.
Gli altri segreti riguardano le proprietà benefiche: è proprio vero che è un sedativo? Sì, ma il suo effetto è piuttosto blando. A dire la verità sono altre le proprietà che la rendono una pianta particolarmente interessante e utilizzata come pianta medicinale.
A differenza di quello che si pensa, esistono due varietà di camomilla, che fanno parte della stessa famiglia. Entrambe, infatti, fanno parte della famiglia delle Asteraceae: la Matricaria recutita, ovvero la camomilla comune, detta anche tedesca, e la Anthemis nobilis o Chamaemelum nobile, ovvero la camomilla romana.
Entrambe hanno proprietà interessanti e per certi versi simili, ma non identiche: per questo motivo è utile saperle distinguere e utilizzarle per gli utilizzi specifici dell’una e dell’altra.
Quella che noi usiamo più comunemente per le tisane e gli infusi è la Camomilla comune ed è anche quella che visivamente conosciamo meglio.
La pianta della Camomilla comune è caratterizzata da uno stelo dalla lunghezza variabile, dai 20 ai 50 centimetri, sottile ed eretto. Le foglie sono verdi, allungate e sottili mentre i fiori sono caratterizzati da petali bianchi, dalla forma stretta e allungata, e dalle caratteristiche infiorescenze gialle a capolino.
Sono proprio queste ultime, che fioriscono da maggio a ottobre, ad essere utilizzate per gli infusi, ma anche in erboristeria per gli estratti delle sostanze attive.
La Camomilla comune viene utilizzata fin dall’antichità per le sue proprietà. In particolare, è nota per l’azione calmante, antispastica sulla muscolatura liscia e antinfiammatoria. Ha delle blande proprietà sedative e calmanti, che sono quelle per cui è più famosa, nonostante non sia la sua caratteristica migliore.
Gli estratti di questa pianta vengono utilizzati per alleviare i disturbi all’apparato digerente oppure, per l’uso esterno, vengono utilizzato per ridurre le irritazioni e contrastare le infiammazioni della pelle, soprattutto per quelle sensibili, come quelle dei bambini. Non per niente viene utilizzata in molte creme destinate proprio ai più piccoli.
La Camomilla romana, pur facendo parte della stessa famiglia della Camomilla comune ed avendo un nome simile, è una pianta con proprietà leggermente diverse.
Il fiore della Camomilla romana viene utilizzato per le sue proprietà, in particolare, in relazione alla capacità di contrastare le gastriti e la pesantezza dopo i pasti.
La sua attività biologica è definita amaro-tonica: si tratta di una proprietà tipica delle piante amaricanti, come genziana, china, ginepro, verbena, etc., che hanno un caratteristico gusto amaro e, allo stesso tempo, stimolano l’attività dei succhi gastrici, agevolando la digestione.
Inoltre, dai capolini della Camomilla romana si estrae un olio essenziale che ha proprietà antibatteriche e antimicotiche, che risultano efficaci contro i batteri Gram-positivi. Inoltre, viene usato come antinfiammatorio contro i disturbi infiammatori della bocca, del cavo orale e riniti: mal di gola, male alle orecchie, male ai denti.
In omeopatia viene utilizzata per produrre granuli oppure sotto forma di tintura madre, per uso esterno e, miscelato ad acqua, per sciacqui e per disinfezione del cavo orale.
Se da molto tempo sono conosciuti i principali benefici di questa pianta medicinale, la medicina e gli studi scientifici ne stanno a mano a mano svelando nuovi segreti.
Sì, perché le scoperte relative agli effetti positivi che la pianta Camomilla comune avrebbe nella cura contro il diabete sono molto recenti, tanto da essere ancora in corso di accertamento.
Secondo alcuni studi [1], infatti, la pianta camomilla avrebbe mostrato delle capacità di migliorare la dislipidemia e ridurre lo stress ossidativo, in particolare della malondialdeide, cioè l’ossidazione di alcuni tipi di lipidi.
Nel complesso, gli studi sulla camomilla che hanno preso in considerazione le complicanze del diabete, hanno esaminato anche le conseguenze sui reni e fegato. Anche in questo caso, avrebbero riscontrato dati interessanti con riduzioni rispetto ai controlli.
Sebbene siano necessari ulteriori studi per poter valutare la reale efficacia della Camomilla nel trattamento del diabete mellito, le ipotesi sono piuttosto interessanti e degne di attenzione da parte dei ricercatori.
[1] https://doi.org/10.1016/j.ctim.2019.102284.
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