cerimonia del tè
Antica Drogheria

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Il tè: più che una bevanda, un rito

Il tè in molti paesi orientali rappresenta un elemento fondamentale della tradizione. Più che una semplice bevanda, una vera cerimonia.

Il è attualmente una delle bevande più diffuse in tutto il mondo. L’origine del tè è antichissima e affonda le proprie radici nella cultura orientale, tuttavia siamo abituati a pensare che siano stati gli inglesi a trasformare questa bevanda in uno stile di vita e a diffonderlo in tutto il mondo.

I primi ad usare il tè furono i cinesi: la pianta del tè ha origine nella Cina meridionale dove anticamente veniva usata come medicina dai medici buddhisti, che se ne servivano durante le lunghe ore di meditazione per non accusare la sonnolenza.

Nel X secolo, poi, fu importato anche in Giappone attraverso i viaggi dei monaci buddhisti e, pian piano, si diffuse in tutto l’Oriente.

Il tè è poi entrato a far parte della vita quotidiana degli orientali che ha assunto una importanza che travalica la semplice bevanda per diventare rito.

Proverbi e aforismi orientali sul tè

Un proverbio cinese recita: “È meglio stare tre giorni senza cibo che un giorno senza tè”, a testimonianza di come questa bevanda sia percepita come elemento fondamentale della vita quotidiana, tanto da essere persino più importante del cibo stesso.

Nella cultura orientale il tè diventa strumento importante, utile alla meditazione, dove invece il cibo può essere di ostacolo: bere una tazza di tè in solitudine è un momento di pace e tranquillità, mentre gustarla con altri è un vero e proprio rito scandito da momenti cerimoniali.

“Il primo infuso è per il gusto. Il secondo infuso è per il piacere. Il terzo infuso è per l’occhio. Il quarto infuso è per il rilassamento”: questo proverbio cinese racconta bene l’essenza di questo rito.

L’acqua e il calore, legate alla produzione della bevanda, sono elementi base in tutte le culture arcaiche: l’acqua come fonte di vita, risorsa preziosa e imprescindibile per la sopravvivenza umana, il calore come emanazione del fuoco, energia vitale e rappresentazione del sole.

Ecco che allora il proverbio giapponese che recita “un bagno rinfresca il corpo, una tazza di tè lo spirito”, si inserisce perfettamente in questo modo di intendere il tè, che assume connotati che vanno ben oltre il semplice concetto di bevanda.

La cerimonia del tè

Per i cinesi non è pensabile vivere senza tè. Ogni ospite viene congedato attraverso l’offerta di una tazza di tè: si tratta di una offerta rituale con il fine di trasmettere il contatto umano e di veicolare un vero e proprio dono.

La tazza di tè viene porta con entrambe le mani, in un gesto che rafforza il significato dell’offerta. Non ha importanza quanto sia prezioso il dono – i poveri, per esempio, porgono una tazza di acqua calda chiamandola tè bianco – ciò che conta è il gesto simbolico.

In Giappone, la cerimonia del tè riassume l’essenza stessa della cultura nipponica. Armonia, rispetto, purezza e tranquillità sono quattro concetti, rappresentati da altrettanti ideogrammi, su cui si basa la cerimonia, così come codificata dal maestro del tè Sen no Rikyu, legandola al rituale zen.

La cerimonia, per quanto spirituale, richiede un rigoroso rispetto dell’etichetta: dall’abbigliamento agli utensili, dai luoghi alla gestualità, è necessario seguire le indicazioni specifiche per garantire l’armonia della natura con il proprio equilibro interiore.

L’armonia è la base di tutto: tra l’ospite e l’invitato, tra la natura e la spiritualità, tra gli oggetti e i luoghi. Solo la perfetta armonia può permettere l’unione del tutto e dare senso dalla cerimonia stessa.

Il rituale della cerimonia del tè

La stessa preparazione della bevanda rispetta un rituale consolidato: in Giappone è il tè verde matcha ad essere utilizzato. Non si tratta della classica infusione ma di una sospensione, in quanto la polvere del tè viene messa direttamente nell’acqua.

Il tè matcha è un tè verde che non ha subito processi di fermentazione e, per il tipo di preparazione, risulta piuttosto concentrato. Sebbene abbia molte qualità positive e sia ricco di antiossidanti, vitamine e sali minerali, contiene anche molta caffeina, motivo per cui veniva usato per non addormentarsi durante le meditazioni.

Anche gli utensili sono specifici: il chawan è la ciotola in cui il tè viene messo in infusione; il contenitore porta tè può essere di due tipi (chaire o natsume), quindi il frullino di bambù, che viene usato per stimolare la sospensione e per formare la cosiddetta schiuma di giada, è il chasen e, infine, il chashaku è il sottile cucchiaino usato per dosare la quantità di foglie da mettere nell’acqua. 

Il luogo dove si svolge la cerimonia è chiamata casa del tè: non si tratta di una sala come immaginiamo noi occidentali, ma di piccole casette di legno all’interno di giardini ricchi d’acqua in linea con la tradizione zen. In ogni casa del tè c’è una sala per la preparazione, una sala d’attesa e la sala del tè, dove il tè viene consumato.

La cerimonia è in genere piuttosto lunga: dura circa quattro ore, durante le quali viene servito un pasto leggero di 7 portate.  Dopo un intervallo, viene servito il tè a ciascun commensale. In rigoroso ordine il maestro del tè porge la tazza al primo invitato che la beve e pronuncia una formula. Poi la tazza viene restituita per essere lavata e asciugata e di nuovo servita al commensale successivo.

Può anche essere praticata una cerimonia più breve che prevede solo l’ultima parte di rito, durante la quale si serve il tè.

 

Bibliografia:

Bamboo Hirst, Il riso non cresce sugli alberi, 1991

AA.VV., L’Enciclopedia della cucina internazionale, 2006, vol 21

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