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Le spezie e il loro approvvigionamento dall’Oriente ebbero un ruolo strategico nella storia delle navigazioni. Attraverso la via delle spezie, o rotta delle spezie, si creò un percorso privilegiato che mise in comunicazioni popolazioni diverse, dando impulso al loro sviluppo culturale e sociale.
Per certi versi, il commercio di spezie può essere oggi considerato un esempio ancora primitivo di globalizzazione, che ha investito sia le abitudini culinarie sia i traffici commerciali.
Nel corso dei secoli i percorsi dei mercanti mutarono e diedero vita a dinamiche allora imprevedibili: la ricerca di una via sicura per l’Oriente, per esempio, diede vita a molte scoperte geografiche tra cui, per esempio, quella delle Americhe da parte di Cristoforo Colombo.
Prima delle grandi scoperte geografiche, che portarono a una repentina evoluzione tutte le culture che ne furono interessate, la Repubblica di Venezia, con i suoi mercanti, rappresentava uno dei mercati più interessanti fra l’Europa e il Mediterraneo.
Le spezie, che arrivavano da Oriente e, in particolare, dall’India, trainavano i commerci a causa del fatto che erano molto pregiate. A dire il vero, non si commercializzavano solo spezie, anche se rappresentavano uno dei prodotti più importanti, in quanto avevano un alto valore e allo stesso tempo un volume poco elevato.
Dall’Oriente arrivavano preziosi carichi di pepe che venivano condotti fino ad Aleppo, Damasco o Alessandria d’Egitto e qui venivano prelevati dai mercanti veneziani che li portavano in Occidente. Fino alla fine del Quattrocento, Venezia rappresentava il centro dell’economia tanto da diventare persino il trait d’union tra mondo cristiano e quello musulmano. Per quanto riguarda le spezie, da questa città transitava circa il 45% delle spezie e il 60-70% del pepe.
La Serenissima aveva scelto di puntare la sua supremazia solo sui commerci per mare, tanto da diventare una vera e propria potenza marittima, senza però interessarsi a possedimenti territoriali, che avrebbero potuto creare più difficoltà che guadagni. Piuttosto, Venezia sfruttò la possibilità di formare delle colonie a ridosso dei porti più importanti: ciò avvenne per esempio a Costantinopoli, a Creta e ad Alessandria d’Egitto. Insomma, grazie anche a una vera e propria abilità diplomatica, la Signoria veneziana riuscì a imporre il proprio predominio nei mercati tra Europa e Oriente.
Tuttavia, ciò era destinato a finire: dalla fine del XVI secolo, infatti, dovette affrontare la concorrenza del Portogallo, che spinto dall’infante Enrico il Navigatore, riuscì ad aprire una nuova via verso l’India, circumnavigando il continente africano.
I Portoghesi erano alla ricerca non solo delle spezie, molto richieste in tutta Europa, ma anche di oro, che veniva utilizzato per battere moneta. L’oro si poteva trovare prevalentemente in Africa, nell’area al di sotto del deserto del Sahara mentre le spezie provenivano dall’India. Per questo motivo venne cercata una rotta che consentiva nello stesso tempo di importare entrambe le merci.
La prima parte della via delle spezie copriva una distanza molto lunga: partiva da Lisbona per giungere fino a Capo di Buona Speranza, raggiunto per la prima volta da Bartolomeo Diaz nel 1487. Da qui, costeggiava l’Africa e risaliva lungo la costa orientale, dalla punta dell’attuale Yemen, attraversava il mar Arabo, per giungere alla costa dell’India.
La seconda parte della rotta delle spezie proseguiva attraverso Ceylon e il golfo del Bengala, tra l’attuale Malaysia e Indonesia fino alle Molucche che erano considerate le isole delle spezie.
In queste isole si trovavano numerosi tipi di spezie, molte delle quali erano particolarmente apprezzate nel nostro continente: i chiodi di garofano, per esempio, ma anche la noce moscata e il macis.
L’apertura di questa via consentì di ampliare il numero e la tipologia di spezie utilizzate, tanto che le potenze coloniali europee iniziarono ad avere un interesse sempre maggiore verso quest’area del mondo, cercando di colonizzarla. I commerci tramite la Via della seta e la Via del tè, di conseguenza, si ridussero sensibilmente.
Le spezie erano molto importanti, spesso considerate alla stregua dell’oro. A differenza di quello che si pensa, dal Cinquecento in poi il loro utilizzo si concentrò sull’utilizzo medicale e nella creazione di piatti.
Nel Medioevo, infatti, venivano utilizzate anche per conservare le carne o per coprire gusti poco piacevoli causati da tecniche di cottura non ancora perfezionate. Fino all’introduzione dei metodi di cottura più moderni, poteva succedere che la carne risultasse troppo cotta, bruciacchiata oppure un po’ cruda. Per correggere i sapori sgradevoli si usavano, appunto, le spezie.
La nuova rotta commerciale che si sviluppò attraverso la via delle spezie venne portata nel nostro continente tutta una serie di spezie. In particolare, erano molto importanti i traffici di pepe nero, considerato il re delle spezie, i chiodi di garofano, la noce moscata e la cannella.
Una particolarità di questa sostanza consisterebbe nel fatto che non solo previene la formazione di radicali liberi ma che è anche efficace a neutralizzare quelli già esistenti.
Conosciuta fin dall’antichità, questa spezia era molto usata già dalle legioni romane. Importato dall’India del Sud, il pepe nero venne ampiamente utilizzato per numerose ricette, ma anche per usi medicinali.
A differenza di ciò che spesso si pensa, non hanno a che vedere con la pianta del garofano. Semmai i chiodi di garofano sono il bocciolo essiccato della Eugenia caryophyllata, una pianta della famiglia delle Myriacee. Originaria delle Molucche, venne presto coltivata in molte altre aree del sud del mondo.
Anche la noce moscata è una spezia che ha iniziato a diffondersi nel nostro continente a partire dalle rotte delle spezie. È originaria dell’India e ha avuto ben presto una buona diffusione per l’ampia possibilità di utilizzo nella preparazione dei piatti.
È una spezia conosciuta fin dall’antichità e utilizzata per esempio già dagli Egizi per le imbalsamazioni. Originaria dell’isola di Ceylon, porta una serie di benefici grazie ai quali viene utilizzata anche come rimedio.
Dal Cinquecento, con i viaggi dei commercianti sulla via delle spezie, si venne a conoscenza di un’altra pianta simile a quella originale: ne nacque una concorrenza che ne permise una maggiore diffusione.
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