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La tavoletta di cioccolato è un oggetto degno di interesse e quasi di culto. Con la sua consistenza robusta e la forma a quadri, nell’immaginario collettivo richiama alla mente l’età dell’infanzia. Forse non tutti sanno che si tratta di una invenzione piuttosto recente.
Se, da una parte, è vero che il cioccolato ha una storia che affonda le radici in un passato ormai molto remoto, è altrettanto vero che fino alla metà del XIX secolo si consumava esclusivamente sotto forma di bevanda: la classica cioccolata calda.
L’invenzione della tavoletta di cioccolato è, appunto, molto più recente di quello che si pensa. Vediamo, dunque, quando è nata e chi è stato il suo inventore.
In principio il cioccolato fu la cioccolata, ovvero una bevanda chiamata “xocoatl” dagli Aztechi, che usavano bere questo prodotto ottenuto con un mix di acqua, cacao, mais e altre spezie.
Secondo gli studi dell’archeologo Michael Blake, che esaminò reperti archeologici trovati in Equador, la diffusione del cacao sarebbe risalita a un’epoca storica compresa tra i 5000 e i 2000 anni fa nelle foreste dell’Amazonia.
Il nome cioccolato deriverebbe proprio dalla parola xocoatl che, probabilmente, era una parola onomatopeica con cui gli Atzechi riproducevano il suono che veniva prodotto sbattendo gli ingredienti che si utilizzavano per produrla. Secondo altri, invece, il nome deriverebbe dall’unione della parola “xoc” (frutto aspro) con “atl” (acqua).
I conquistatori che arrivavano dall’Europa vennero a conoscenza di questa bevanda, che venne importata in Europa. Se in un primo momento non riscosse successo per il fatto di non essere zuccherata, le modifiche che vennero apportate aggiungendo zucchero, vaniglia e cannella migliorarono sensibilmente il sapore della cioccolata, avvicinandolo a quello che conosciamo oggi.
A partire dal Seicento, la cioccolata si diffuse rapidamente e il suo successo aumentò sempre più finché divenne una bevanda di gran moda: secondo alcuni nel XVII secolo a Torino se ne producevano circa 350 chili al giorno per soddisfare la richiesta di esportazioni nei paesi vicini. La cioccolata conquistò poi i salotti di gran parte dei paesi europei: da Parigi a Londra, fino a Vienna.
Negli Stati Uniti, invece, arrivò nel Settecento: fu infatti importata da un farmacista inglese che iniziò a venderlo a Boston. Le prime fabbriche d’oltreoceano risalgono al 1765, quando James Baker e John Hannon aprirono la prima industria nel Massachusets.
Nel XIX secolo la produzione industriale di cioccolata iniziò anche in Europa, con la nascita della Suchard, Lindt, Caffarel, etc.
Fino a questo momento, tuttavia, la cioccolata rimase una bevanda.
Il primo passo verso la tavoletta di cioccolato è rappresentato dalla trasformazione del cacao grezzo in cacao in polvere solubile.
Nel 1828 Coenraad Van Houten, chimico olandese, inventò il processo che permette di arrivare alla produzione di una cioccolata cremosa, come siamo abituati a fruirne oggi. Egli, infatti, brevettò un metodo che, grazie a una pressa idraulica, consentiva di separare il burro di cacao: ciò che ne rimaneva era il cacao in polvere. La massa di cacao e il burro di cacao potevano, dunque, essere lavorati separatamente per dare vita a prodotti diversi e particolarmente innovativi.
Il passo successivo fu l’invenzione della tavoletta di cioccolato, che però non avvenne immediatamente.
Joseph Fry, medico e farmacista, si era formato come apprendista del dott. Portsmouth che lo aveva fatto appassionare di erbe mediche e delle loro proprietà, ed era diventato esperto di spezie.
A quei tempi la polvere di cioccolato spesso veniva aggiunta ai medicinali per migliorarne il sapore, ma Fry era convinto delle proprietà salutari di questo prodotto tanto che presto acquistò un’azienda di cioccolato di Bristol che aveva ottenuto il permesso di produzione da re Giorgio.
Suo figlio Joseph Storrs Fry apportò un’importante innovazione: pensò di installare una macchina a vapore presso la cioccolateria e questo gli permise di ottenere una particolare tostatura del cacao che, affinato con zucchero e vaniglia, otteneva lo stato solido.
Pochi anni prima Daniel Peter era riuscito a fare una forma solida al cioccolato al latte grazie all’aggiunta di latte condensato.
Grazie a queste due invenzioni l’uso del cioccolato solido prese l’avvio tanto che ancora oggi ha la prevalenza sulla bevanda.
Dall’Ottocento in poi il cioccolato iniziò ad essere lavorato in diverse forme e nacquero sorprendenti invenzioni che tuttora rappresentano il meglio della cioccolateria.
A Vienna, Franz Sacher inventò la torta che ancora oggi porta il suo nome e che rappresenta una vera specialità della tradizione austrica. Secondo la leggenda, il pasticcere amante del cioccolato la inventò per il ministro Von Mitternich.
A Torino, ancora oggi capitale italiana del cioccolato, venne inventato il gianduiotto. Probabilmente questo cioccolatino nacque da un evento critico: all’inizio dell’800, infatti, il cacao scarseggiava a causa dei blocchi napoleonici dei traffici con le isole britanniche. Per questo i cioccolatai avevano iniziato a sostituire il cacao con la pasta di nocciole, che invece abbondava nella regione piemontese. Nel 1865 Isidore Caffarel e Michele Prochet iniziarono a produrre questo cioccolatino che era composto per un terzo di pasta di cacao, un terzo di pasta di nocciole e un terzo di zucchero. Il mix fu così tanto apprezzato che diede origine al gianduiotto, ancora oggi simbolo della città di Torino.
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