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Tè nel mondo: il samovar russo

Chi ha un po’ di dimestichezza con l’arte e la cultura russa senza dubbio si sarà trovato di fronte a un oggetto chiamato samovar.

Non è raro, infatti, che nei romanzi ambientati nell’area ex sovietica all’ora del tè compaia il samovar russo.

Si tratta di un oggetto con una storia molto antica: già il suo aspetto fisico racconta di uno strumento per la preparazione del tè che risale a tempi piuttosto lontani.

Che cos’è il samovar russo

Il samovar russo è una specie di bollitore che viene utilizzata per preparare il tè. Il suo nome, che in cirillico è самова́р, deriva dall’unione delle parole samo, che significa “sé stesso”, e varit, che significa “bollire”. Infatti, questo bollitore è un attrezzo che serve per bollire da solo l’acqua per il tè.

La particolarità del samovar è rappresentata dal fatto che questo oggetto consente di mantenere sempre l’acqua molto calda, in una sorta di bollitura continua.

Si tratta di uno strumento molto antico, che è entrato nella cultura russa e che porta con sé tutta una serie di significati legati all’aspetto sociale e conviviale della società tradizionale di quell’area del mondo.   

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I tipi di samovar

Il samovar è un bollitore che si utilizza per la preparazione del tè. Tuttavia, ne esistono diversi modelli che vengono alimentati in modo diverso. Anche le caratteristiche che ne derivano non sono tutte uguali.

Sostanzialmente, si distinguono tre tipi diversi di samovar. 

  • Il samovar alimentato a combustione: è il modello più antico e tradizionale e sfrutta la combustione di legna, carbone o addirittura di pigne secche.
  • Il samovar elettrico rappresenta l’evoluzione di questo oggetto in chiave moderna: l’acqua viene infatti scaldata dalla resistenza elettrica invece che dalla combustione.
  • Il samovar misto rappresenta un compromesso tra la comodità della tecnologia più recente e il fascino della tradizione. In questo caso, si può usare sia a combustione sia collegandolo alla corrente elettrica.

Così come il metodo di alimentazione rappresenta una discriminante interessante per definire il samovar, allo stesso tempo anche i materiali influenzano aspetto estetico e funzionalità.

Si possono trovare, infatti, teiere più semplici in ottone o in acciaio e altre molto più ricercate e costose addirittura in oro o in argento.

Le parti del samovar

Sebbene il samovar sia un bollitore, non è un oggetto semplice come si potrebbe pensare, ma è piuttosto complesso, tanto che si dice che nell’antichità tutto il villaggio fosse impegnato nella sua costruzione.

È formato dalle gambe che, nei modelli a combustione hanno una funzione imprescindibile, ovvero separare la parte in cui avviene la combustione con il piano d’appoggio evitando possibili incendi.

Al di sopra delle gambe, è presente il braciere, che è la parte in cui, nei modelli tradizionali, avviene la combustione.

Nei modelli più moderni, invece, c’è la centralina elettrica che permette il riscaldamento dell’acqua attraverso una resistenza elettrica.

In ogni caso, sia il braciere sia la centralina sono a contatto con un tubo a serpentina all’interno del quale passa l’acqua che dovrà essere scaldata.

Vi è poi una parte superiore del samovar, una specie di urna, nella quale è contenuta l’acqua, che può essere prelevata tramite un vero e proprio rubinetto.

La particolarità del samovar è rappresentata dal coperchio che si avvita sull’urna: nei  modelli più raffinati è decorato.     

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La storia del samovar russo

Sebbene sia un oggetto tipicamente russo e parte della tradizione di quest’area geografica, in realtà la sua origine risalirebbe all’antica Grecia. Si trattava di un vaso di terracotta con un tubo centrale che veniva posto sui carboni ardenti. Spesso veniva posto sul tavolo dei banchetti: di conseguenza, la sua foggia divenne sempre più raffinata, proprio perché doveva essere usato in pubblico. Anche nella cultura romana vi era un oggetto simile, come testimoniato dalle tavole ritrovate a Pompei e ad Ercolano.  

Forse per il suo aspetto così particolare, si diffuse in molte culture attraverso l’espansione dell’Impero Romano e approdò anche in Oriente e nel nord Europa, da cui arrivò anche il Russia, forse importato da Pietro il Grande.

Risale al ‘700 il primo samovar ritrovato e proviene dalla città di Tula dove, secondo i documenti storici ufficiali, vi era una importante produzione di samovar.

Probabilmente il fatto che in quest’epoca prende piede la produzione di questo oggetto è legata alla diffusione del tè, che proprio nel Settecento arriva in Russia, dando origine a una vera e propria cerimonia del tè nella quale il samovar assume un ruolo importante.

Col passare del tempo, si modifica l’uso del samovar: nel XVIII secolo questo oggetto viene trasformato in una vera e propria cucina, in quanto vengono aggiunti degli scomparti che permettono, appunto, persino di cucinare. Nel secolo successivo, possedere un samovar diventa uno status symbol, tanto che nella sua produzione vengono introdotti anche materiali preziosi come l’oro e l’argento.

Sarà durante le guerre che il samovar tornerà ad essere uno strumento più semplice, usato persino dalle truppe in guerra.

Risale al secolo scorso la produzione di samovar elettrici: senza dubbio più pratici ma meno ricchi di fascino tradizionale.

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La cerimonia del tè russa: l’uso del samovar russo

Un oggetto così denso di fascino come il samovar non può che essere al centro della cerimonia del tè russa.

 Il samovar, che viene messo al centro del tavolo nella sala dove si consuma la cerimonia, viene preparato in modo da essere pulito ma anche lucidissimo. Si tratta di un’importante attenzione che dimostra l’ospitalità di colui che organizza la cerimonia.

La preparazione del tè avviene mettendo l’acqua nell’urna e accendendo il braciere. Una volta che l’acqua è calda, viene messa nella teiera, dove già è presente la miscela di tè usata per la cerimonia. Si tratta della zavarka (заварка): una miscela di tè nero forte nella quale sarebbero presenti anche erbe raccolte nei boschi e della dacia. Tuttavia, nella tazza viene versato il tè solo per un quarto. I restanti tre quarti vengono riempiti con altra acqua, presa proprio dal samovar.

Probabilmente l’origine di questa abitudine è dovuta al fatto che negli anni ’20 del secolo scorso il tè era piuttosto costoso ed era più economico allungarlo, soprattutto per la classe operaia.

Tuttavia, questo modo di consumarlo col tempo si consolidò e divenne il modo abituale di gestire la cerimonia del tè russa anche tra le classi sociali più agiate.

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