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La via del tè: un percorso millenario tra riti e commercio

La via del tè è un percorso millenario lungo il quale l’uso di questa bevanda si diffuse in tutto il mondo. Dalla Cina, di cui è originario, il tè venne commerciato ed esportato prima nei vicini paesi dell’Asia, quindi in Europa. Assieme al tè, si diffuse anche il rito del tè, che con il tempo si trasformò, assumendo caratteristiche proprie, in linea con la cultura del paese in cui sbarcava.

Ancora oggi, sebbene nella nostra società i tempi siano estremamente rapidi e la quotidianità lasci poco spazio ai riti, bere una tazza di tè assume un significato simbolico.

La storia del tè e la sua diffusione

La storia del tè è una storia antichissima, che risala a oltre tremila anni fa, quando sarebbe stata scoperta la pianta del tè e inventata in bevanda.  Dove e quando esattamente sia nata quest’usanza non è del tutto chiaro, anche se studi scientifici di botanici cinesi individuerebbero la zona di origine della pianta del tè nel sud-ovest della Cina.

La diffusione della pianta del tè prima in Giappone, poi in altre aree dell’Asia, quindi in Europa, avrebbe seguito un lunghissimo percorso.

Ai traffici e commerci del tè sarebbe subentrata anche l’abitudine di coltivare questa pianta in altre aree del pianeta, grazie anche ad una certa adattabilità della pianta al clima. Il clima tropicale è senza dubbio il più adatto tanto che la coltivazione si è diffusa in India, Sri Lanka e in molte zone dell’Asia e dell’Africa.

Eppure esistono coltivazioni anche in zone tutt’altro che tropicali: dall’Italia alla Gran Bretagna, dalla Germania agli Stati Uniti, senza dimenticare America Meridionale, Australia e Nuova Zelanda. 

Secondo un’analisi storica, la area originaria della coltivazione del tè si sarebbe estesa grazie agli spostamenti: prima attraverso le migrazioni delle popolazioni per motivi economici e a causa delle guerre, quindi per via fluviale e marittima attraverso traffici e commerci.

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La via del tè e la via della seta

Il commercio del tè prese le prime mosse verso Occidente lungo quella che veniva definita la via della seta.

La via della seta era un itinerario, che si sviluppava per oltre ottomila chilometri, lungo il quale si sviluppavano i commerci tra l’impero romano e l’impero cinese. Nata circa duemila anni fa, la via della seta era una intricata rete di comunicazione, per via fluviale, terrestre e marittima, che includeva le rotte dei commerci tra Asia e Europa.

Tuttavia, la via della seta ebbe una valenza e un significato molto più ampio, perché permise anche la diffusione di idee e scambi culturali molto più ampie: i mercanti che la percorrevano portavano alle popolazioni di tutto il mondo merci talvolta ancora sconosciute e, assieme ad esse, trasportavano un immenso bagaglio di storie e cultura che permise la diffusione e la mescolanza di idee.

Studi storici dimostrerebbero che la Cina verso il 400 d.C. già esportasse il tè verso i paesi confinanti, in particolare Giappone e Tibet.

Altri studi sembrerebbero, inoltre dimostrare, che durante la dinastia di Tang (618-907 d.C.) esistevano dei traffici che si svilupparono dalla provincia di Yunnan, nota come provincia del tè, fino a Pechino e alla capitale del Tibet, Lhasa. La via che univa la provincia sud-orientale con le capitali di Cina e Tibet era nominata “via del tè e dei cavalli”.

Si trattava di un percorso spesso tortuoso e difficile, che si snodava lungo montagne, vallate e fiumi, e permetteva di far giungere il tè in tutte le aree della Cina, persino le più periferiche. Il viaggio dei mercanti proseguiva poi nei paesi confinanti, trasportando non solo merci preziose, ma anche diffondendo culture, riti e commerci.

Il motivo per cui questo itinerario prendeva questo nome era dovuto al fatto che in cambio del tè generalmente venivano dati cavalli, oppure altre merci di scambio.

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Il trasporto del tè lungo la via del tè

Il percorso della via del tè era piuttosto lungo: si snodava per sentieri ripidi e perigliosi per oltre millecinquecento chilometri.

Il trasporto non avveniva solo grazie ad animali da carico, come cavalli, muli o yak, ma anche grazie al lavoro dei portatori che si caricavano sulla schiena i pesanti sacchi di tè e li portavano a destinazione. Come paga ricevevano un sacco di riso per ogni sacco di tè portato a destinazione.

Nei passi più impervi le carovane si muovevano molto lentamente, rendendo il viaggio lungo e faticoso. Era necessario utilizzare degli stratagemmi per rendere più facile il trasporto e per mantenere la qualità del tè inalterata. Pertanto il tè veniva pressato e venivano formate delle specie di mattonelle: diverse mattonelle di tè venivano poi legate assieme e trasportate in pacchi.

La via del tè in alcuni tratti coincideva con la via della seta e la via della porcellana. Da Puerh, noto centro di produzione del tè nero stagionato, che prende il nome da questa località, conduce a nord fino al Tibet verso Lhasa, per poi ridiscendere a Yadong e, da lì, in Nepal e in India.

Altri percorsi giungevano a Lhasa dalla provincia cinese dello Sichuan per poi ricongiungersi con la principale via del tè, che proveniva dallo Yunnan.

Esistevano anche percorsi verso la Russia, attraverso la Mongolia e la Siberia.

Parrebbe che il famoso tè nero affumicato Lapsang Souchong e la miscela denominata Russian Caravan siano nate proprio durante questi percorsi: durante le soste, di notte, venivano accesi dei falò e il tè, trasportato dagli animali, assumeva una profumazione affumicata.

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