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Dolce, densa, delicata, aromatica: la cioccolata in tazza è la bevanda che prende origine da uno degli alimenti più utilizzati nelle cucine di tutto il mondo: il cacao.
Adatta alle fredde giornate invernali e ideale per un momento di piacevole relax, da soli o in compagnia la cioccolata calda è diventata una bevanda popolarissima e ampiamente consumata.
Sebbene sia così conosciuta, non tutti sanno quale sia l’origine della cioccolata in tazza.
Sul fatto che il cacao sia conosciuto e utilizzato fin dall’antichità non ci sono dubbi. La pianta del cacao, la Theobroma cacao, è una antichissima pianta, probabilmente originaria della penisola dello Yucatan, in Messico. I Maya utilizzavano già le fave di cacao oltre duemila anni fa. Secondo alcuni, i predecessori dei Maya, gli Olmechi, erano a conoscenza di quello che veniva considerato il cibo degli dei.
Il cacao allora era una merce molto preziosa, che veniva addirittura utilizzata come moneta, tant’è che nelle zone della Mesoamerica non era a disposizione di tutti.
Pare che le persone che facevano parte delle classi superiori di queste società antiche usassero le fave di cacao come valuta per acquistare gli schiavi.
Tuttavia, a differenza di quello che si pensa comunemente, l’uso di mangiare il cacao sotto forma di cioccolato è molto più recente e risale al momento in cui questa spezia arrivò in Europa.
In precedenza, infatti, il cacao veniva utilizzato per una bevanda, sebbene avesse poco a che vedere con la cioccolata in tazza come la intendiamo noi.
I Maya e gli Aztechi, infatti, bevevano un preparato chiamato, dagli uni, xocolatl e, dagli altri, cacahuatl, che significano entrambi “acqua amara”. I nomi cioccolato e cacao deriverebbero proprio da queste due parole.
Il gusto probabilmente era molto diverso da quello che conosciamo noi oggi: infatti, questa bevanda veniva preparata mescolando fave di cacao tritate con acqua e peperoncino. A volte venivano aggiunti farina di mais, vaniglia o addirittura fagioli. Il risultato era una bevanda piuttosto amara, che veniva fatta schiumare con un apposito attrezzo, ma forte ed energetica. Era considerata una bevanda molto pregiata non solo perché indicava uno stato sociale elevato ma anche perché si pensava che avesse benefici sulla salute e poteri medicinali.
Già Cristoforo Colombo, durante in suoi viaggi, entrò in contatto con il cacao e conobbe la cioccolata in tazza, che probabilmente gli fu offerta durante il suo quarto viaggio, nell’attuale Honduras. Tuttavia, secondo alcuni non avrebbe particolarmente apprezzato questo prodotto, che venne invece portato in Europa da Hernan Cortés.
Il primo a descrivere in modo esaustivo la preparazione della cioccolata in tazza da parte delle popolazioni del Centro America fu nel 1565 il botanico Girolamo Benzoni, nella sua opera Historia del Nuovo Mondo.
La diffusione in Europa, invece, avvenne nel Seicento: a quei tempi il cacao veniva trasformato in una pasta solida e grattugiata al momento di utilizzarla. Solo nel corso dell’Ottocento si iniziò a usare la polvere, grazie all’invenzione dell’olandese C.J. Van Houten, che divenne uno dei maggiori produttori di cacao in polvere a livello mondiale.
Secondo alcuni, la diffusione della cioccolata in tazza in Europa si deve a due eventi storici: in Francia venne servita per la prima volta in occasione delle nozze tra Luigi XIII e l’Infanta di Spagna Anna d’Austria, nel 1615. In Italia, invece, si iniziò a conoscere grazie ai racconti del mercante Francesco Carletti che nella sua opera, Ragionamenti di Francesco Carletti, Fiorentino, sopra le cose da lui vedute ne’ suoi viaggi, pubblicata a stampa nel 1701, spiega approfonditamente il processo di preparazione della bevanda da parte delle popolazioni del Centro America.
L’uso antico della cioccolata in tazza è, dunque, ampiamente dimostrato. Recentemente sono stati fatti nuovi studi scientifici di livello internazionale, che hanno coinvolto le Università della British Columbia e della California. In queste ricerche, sono stati presi in esame reperti archeologici, che hanno testimoniato la coltivazione della pianta del cacao nell’area dell’attuale Ecuador già oltre 5000 anni fa.
Le tracce archeologiche che hanno permesso di proporre quest’ipotesi sono state rinvenute nel sito di Santa Ana-La Florida, in Ecuador. In questo villaggio, che risulterebbe essere il più antico della civiltà Mayo-Chincipe, l’archeologo Michael Blake avrebbe trovato ceramiche molto simili a quelle utilizzate dai Maya per la preparazione della cioccolata in tazza. Su questi resti sono state condotte delle analisi che hanno permesso di individuare la teobromina, che si trova esclusivamente nel seme di cacao. La datazione con il carbonio ha poi confermato che l’uso alimentare del cacao risale a oltre 5300 anni fa.
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